Per quanto riguarda i capitelli è stata necessaria anche una ricostruzione dei volumi, a cui è seguita la doratura con foglia d’oro e la patinatura che li ha resi uniformi agli originali.
Esistono due tecniche per dorare gli stucchi: a “guazzo” e a “missione”.
In entrambe le procedure la preparazione del supporto viene eseguita con gesso di Bologna e colla di coniglio sulla quale viene steso il bolo che funge da base per la doratura.
Nella doratura a “guazzo” la foglia d’oro, opportunamente tagliata della misura voluta, viene applicata sul bolo bagnato con acqua. Infine, per dare maggior lucentezza all’oro, si ha un passaggio di pietra d’agata nei rilievi.
Per doratura a “missione” si intende, invece, l’applicazione della foglia d’oro su una base “oleosa” che viene fatta essiccare.
Nella Chiesa le dorature originali sono state eseguite in oro zecchino a “guazzo”. Il restauro delle dorature, eseguito frettolosamente in epoca recente, è al contrario da ritenersi a “missione” con ampie riprese a bronzina, la quale nel tempo, ossidandosi, è andata annerendosi completamente.